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Dimmi che quadro scegli e ti dirò chi sei

La pittrice “impersonale” Mari Del Buono crea dei quadri armoniosi ed intensi in grado di comunicare con la tua anima. Entra e scegli il tuo quadro: avrà un significato tutto tuo.

Quando ammiriamo un’opera d’arte, ci viene spontaneo interrogarci sul significato che quel pezzo d’arte abbia per l’artista. E se invece l’artista lo avesse creato perché avesse un significato per noi? Le opere di Mari Del Buono fanno proprio questo: sono dipinte dall’artista senza una sua emozione o significato ma appena entriamo (noi siamo colpiti proprio da quel quadro) si instaura un legame ed ecco che il significato si rivela e spiega anche dei tratti del nostro carattere e del nostro passato che non sapevamo ancora di avere.

Mari, lei è un’artista “impersonale” cosa vuol dire per lei questa definizione?

“Per me il termine “impersonale” vuol dire essere liberi, senza costrizioni imposte dal pensiero dell’io. Io quando dipingo, mi distacco dalla mia persona e lascio che l’energia diriga la mia mano e mi ispiri. Evito ogni tipo di programmazione, come schizzi predipinto, o scelta del colore. Avviene tutto in maniera spontanea, evitando così che le mie emozioni si intromettano del dipinto. Il mio quadro parla di te, non di me.”

Mari Del Buono: “Quando dipingo, mi distacco dalla mia persona”

Il protagonista delle sue opere, sono io. Io entro nella mostra, con le mie ferite, le mie paure, i miei sogni e le mie emozioni e scelgo un’opera. Ma lei come fa a crearne una che sia interpretata in modo sempre diverso da chi la guarda?

“Io punto ad unire dei colori che creino dei giochi interessanti. Io sono un tramite, mi lascio andare alle sensazioni quando dipingo. Il risultato, come ho detto, è uno specchio: tu vedrai cosa hai bisogno di vedere e sarai tu a dare a quel quadro il suo significato, non io.”

Cosa può aggiungere il tocco dell’“impersonalità” alle opere, contrariamente a quello che si pensa, ovvero dipingere di sé e della propria visione del mondo?

“Quando ho preso casa, ho detto a mio marito che non volevo quadri appesi ai muri. Mi metteva a disagio appendere le emozioni, le paure, le angosce degli altri, non mi andava che entrassero in contatto con noi. Se dipingo di me, è normale che siano le mie emozioni a prevalere, e non solo quelle positive. L’impersonalità, invece, porta a dipingere liberamente, creando un quadro che si relazioni fortemente all’inconscio del suo osservatore, come se fosse uno specchio. Il protagonista del mio quadro non sono io, sei tu. E quello che porti a casa è un pezzo della tua energia, positiva e armoniosa, perché io non uso colori scuri e pesanti. Conosciamo tutti il dolore, c’è bisogno di includerlo anche nell’arte?”

Le sue opere nascono dal suo inconscio e sono un libero fluttuare di emozioni che potremmo definire “senza padrone”: come ci si libera dal proprio “Io pensante” e che benefici può portare?

“Bisogna essere tranquilli, ovviamente senza preoccupazioni eccessive. In questo modo, l’energia arriva verso di noi, e noi possiamo spegnere il pensiero e lasciarci guidare dalle vere emozioni, quelle interiori che non sono soffocate da quelle indotte dagli eventi esterni. Questo ci permette di avere più tempo e più spazio per noi, lontani da preoccupazioni che non servono ad altro che metterci di cattivo umore e sottrarci energie che potremmo utilizzare diversamente.”

Come ha vissuto un periodo complicato come la pandemia? L’Arte l’ha aiutata? E come crede che possa questa esperienza aver plasmato e modificato la sua espressione artistica?

“Se devo essere sincera, questa esperienza non ha modificato eccessivamente la mia espressione artistica, perché ho vissuto la pandemia molto serenamente. Diciamo che me l’aspettavo, in quanto ultimamente l’uomo si è spinto molto oltre con la natura. Ho visto gente ed organizzato cene quando era permesso, in sicurezza, e siamo stati in casa quando dovevamo stare in casa.”

Ci porti con sé nel processo di creazione di una sua opera d’arte: cosa la ispira? E poi, come procede?

“Ci sono momenti in cui sento una grande voglia di dipingere. Vado e preparo una tela bianca. Poi possono anche passare alcuni giorni, quelli che servono, e quando mi sento pronta, vado lì e prendo i colori e dipingo. Non scelgo mai in anticipo i colori, né so cosa uscirà. Quando ho finito e lo riguardo, il dipinto non lo sento nemmeno mio, perché non parlano di Mari ma sono emozioni che saranno lette da te. Sei tu, il centro del quadro, non io. Alle volte, se il risultato non mi piace, lo butto via. Se invece mi dice qualcosa, lo porto a mio marito che di arte se ne intende, e mi dice la sua opinione. È il mio critico d’arte di fiducia!

Può questa specie di catarsi emotiva aiutarci a crescere? In che modo?

“I miei quadri comunicano con l’irrisolto. Se entri e un quadro comunica qualcosa, lo sta facendo con te e solo con te, in un modo tutto vostro. I giochi di colore e di luce comunicano con la tua anima, e in questo puoi crescere ed arricchirti personalmente, conoscendo te stesso un po’ meglio.”

Lei crede che “Tutto è in Movimento”, è l’uomo ad essersi adagiato. Ha dipinto per lui questo risveglio di sensi attraverso i colori?

“Sì, tutto è in movimento, cambia costantemente ed è in continuo divenire. Ho esplorato molto il bianco ed il nero senza mai contrapporli, unendoli però in un unico dialogo. Il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, non sono separati, sono la stessa energia che si trasforma. L’uomo ha deciso di rimanere fermo, troppo concentrato sui suoi problemi. Certo, il mio obiettivo è un risveglio dei sensi, dal pensiero e dalle preoccupazioni, di una parte interiore che non ascoltiamo spesso e accadrà se c’è il più piccolo barlume di desiderio di lasciare andare il pensiero e riprendersi un momento per se stessi e le proprie emozioni.”

Ha mai esposto qui in Svizzera? Che vibrazioni le dà?

“Sì, ho esposto a Mendrisio, a Lugano ancora no, ma mi farebbe molto piacere visitarla. La Svizzera, però, mi comunica sempre emozioni molto positive.”

 

S.G.

 

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